martedì 20 settembre 2022

"Le ragazze della libreria Bloomsbury", Natalie Jenner

Londra, 1949. La guerra è un fantasma che aleggia in città che a fatica ricomincia a vivere, a sperare nel futuro, lavorare, investire. Ovunque si percepisce il desiderio di ricominciare. Ovunque ma non alla libreria Bloomsbury, ferma quasi agli usi di cent'anni prima, quando aveva aperto vantando collezioni di libri da tutto il mondo e mirabile competenza. Alla guida il severo Hutton, che con le sue cinquantuno regole, governa la libreria con un'austerità che non lascia spazio alla vivace intelligenza delle sue commesse: l'algida Vivien, l'efficiente Grace e la giovanissima Evie. Ognuna cela dolori e fardelli  ma anche un potenziale di straordinaria determinazione che chiede solo di esprimersi. E l'inattesa malattia di Hutton e il ritrovamento di un manoscritto prezioso consentiranno alle tre donne di ribellarsi agli schemi, sfidare le convenzioni e lottare per la propria felicità.

Una storia di una bellissima solidarietà femminile che va oltre le tre protagoniste e racconta di come la volontà e la comunanza di intenti di un gruppo di donne possa, al momento giusto, fare la differenza. Eppure la Jenner racconta in maniera impeccabile -il romanzo dovrebbe meritare maggior riscontro di pubblico e critica- l'evoluzione dei costumi di metà Novecento, la società che cambia lasciandosi alla spalle il lutto, le sofferenze, le restrizioni della seconda guerra mondiale per ambire alla crescita, al tempo del "possibile". Di più è un ritratto convincente della condizione della donna, che si divincola dai pregiudizi e si impegna a rivendicare il giusto spazio che merita, che sia in tema di lavoro, famiglia, sessualità. Ancora, la Jenner accenna al tema ancora controverso dell'omosessualità, della discriminazione verso gli stranieri, la presunzione della nobiltà in decadenza verso i borghesi, i professionisti.

'Le ragazze della libreria Jenner' è una storia avvincente, che affonda 'letteralmente' nei libri, nel potere della parola, dell'istruzione come strumento di emancipazione e rivela un lavoro certosino di ricerca da parte dell'autrice. Basti pensare alle citazioni, ai rimandi letterari, all'inserimento nella trama di personaggi reali.

Impossibile non amare il furore di Vivien, la pacatezza di Grave, la determinazione di Evie. Impossibile non arrivare con fermento alle ultime pagine senza aver infranto via via tutte le regole di Hutton, assaporando il gusto della vittoria delle ragazze, e il processo di liberazione e consapevolezza che anima al fine tutti i dipendenti della Bloomsbury.

Un romanzo assolutamente da leggere.

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