martedì 5 marzo 2019

"Niente di personale" di Roberto Cotroneo

"Niente di personale".
No, tutto di personale invece nell'ultimo romanzo di Roberto Cotroneo.
Il personale di ogni lettore che riflette quello dell'autore e degli ultimi trent'anni di storia italiana. 
Il personale di una società che ha finito per fagocitare ogni sentimento, ogni azione, gesto, nel momento in cui è stato raccontato, spettacolarizzato, condiviso dai nuovi strumenti di comunicazione: tv prima, social network poi.
Ed è solo l'inizio.
Fosse solo questo, il romanzo di Cotroneo sarebbe già tanto, ma è molto di più.
È valore.
È scrittura, mestiere, analisi.
È profondità esistenziale.
È romanzo, quando racconta delle sue origini familiari, i rapporti con i genitori, la fatica dell'impegno dietro ogni azione, passato e presente di un Novecento di guerre e mutamenti, il lavoro in un grande giornale, gli incontri con tanti intellettuali e protagonisti del tempo, la maturazione professionale, la società in apparente evoluzione, l'estraneazione da un mondo di immagini, di velocità, compressione del sapere ad una informazione accessibile a tutti.
È, benché negato negli intenti, un formidabile saggio cui attingere a futura memoria di quel che eravamo, persone, e che abbiamo perso, autenticità.
Non vi è nostalgia ma drammatica constatazione di un tempo perduto e un futuro mancato.
Tentare un qualsiasi commento sull'opera di Cotroneo è un errore, rischia di ridurla a qualcosa che non è.
La svilisce, la limita.
A voler usare parole attribuite all'autore, 'Niente di personale' "è un libro sul tuo sgomento verso questo mondo".
Chioso, "nostro".
E aggiungerei poco altro.
Se non che ogni pagina è rivelazione, ogni parola strumento di difesa, ogni concetto espresso, necessario a comprendere o a scompaginare l'ovvio. 

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