domenica 15 giugno 2014

"Un comunista in mutande" di Claudia Piñeiro

"..i ricordi ci appartengono, quindi in essi non c'è verità o menzogna. I ricordi sono nostri complici".
E una donna, Claudia, ricorda: gli anni dell'adolescenza, le giornate al mare o i lunghi pomeriggi in piscina, i giochi, il chiacchiericcio complice tra amiche, i sogni semplici, le prime angustie, la scuola, la nonna che bussa al mattino alla finestra per svegliarla, il bagno con poca privacy, il fratellino un po' strafottente, la madre che cucina ogni sera la carne sui carboni e su tutti il padre: ogni mattina lì in mutande in cucina a bere il mate, abitudinario e stralunato; un padre di cui essere gelosa, uno controcorrente, alternativo, da voler compiacere e combattere al tempo stesso, così ammirato e discusso, un ribelle a suo modo, un comunista in un tempo e in un luogo in cui esserlo poteva essere pericoloso, perché il tempo è il 1976 e il luogo è l'Argentina a un passo dal colpo di stato di Videla.
Ma si sa, "la resistenza a volte si fa con i piccoli gesti", magari uno strambo annuncio su un giornale, un gioco di parole sottile e ironico per irridere il potere costituito, un silenzioso rischioso scimmiottare sedicenti comitati cittadini decisi a tutto per rivendicare il primato del monumento alla bandiera. Stretta tra il desiderio di accettazione e omologazione con le compagne di classe e la reverenziale fascinazione verso il padre Claudia finirà per cedere alla lotta intelligente, un sorriso sul volto, l'atto ribelle nel cuore.
"L'altezza del proprio padre segna un limite, un termine di paragone con cui, bene o male, si misurano tutti gli uomini, quelli che già conosciamo e quelli che compariranno in futuro".
Un romanzo di poetica intensità emotiva, che fruga nell'intimità di un diario personale e scivola tra le pagine della storia, accartoccia pensieri e umori incasellando ricordi, rievocando emozioni, sensazioni, riavvolgendo il filo sul gomitolo di una storia scritta sui corpi della gente, una storia tanto personale quanto universale che fa male: il dramma della dittatura in Argentina.
Tra foto, aneddoti, ricordi personali, un muoversi tra le sezioni del libro che è un gioco delle parti figurato quanto reale, scorre la narrazione personale, vera e verosimile dell'autrice, Claudia Piñeiro e lo sconfinato amore per il padre Gumer: "un comunista dichiarato e con enfasi, ma non praticante, cioè l'opzione più assurda: correre il rischio di affermarlo senza aver fatto alcun atto eroico che giustificasse tale pericolo. Neppure attaccare un poster alla parete. Un comunista in mutande".

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