venerdì 24 gennaio 2014

"Il piantagrane" di Marco Presta

Giovanni è un vivaista. E' un uomo mite, rispettoso, timido.
Cura le sue piante con la stessa gentilezza con cui si approccia al prossimo. Ama da lontano Nina, una bella operatrice ecologica, e comprende con affetto le preoccupazioni di sua madre Emilia.
La sua sembra la vita di un uomo qualunque, forse persino in apparenza di un pavido, eppure inaspettatamente un mattino come tanti qualcosa irrompe nella sua quiete quotidianità per trascinarlo in un'avventura pericolosa e senza senso.
Una macchia umana accartocciata su se stessa, detto il Granchio, un figuro che grugna parole in un linguaggio tutto suo, lo trascina via dalle sue piante per metterlo al sicuro e spiegargli che deve imparare a controllare il suo potere, sì perché Giovanni non si è mai reso conto di un evento strano che si innesca in sua presenza: "ovunque fosse passato, s'era registrato un cambiamento, magari minuscolo ma essenziale, nella coscienza di un privato cittadino come nei meccanismi perversi di un'Istituzione".
Ovvero la gente semplicemente tornava a comportarsi civilmente, con giustizia, sensibilità, rispetto, faceva del bene, era altruista.
Giovanni, costretto a essere suo malgrado motore di un cambiamento, in fuga perenne, finisce per essere schiacciato dalle forze dell'ordine, i servizi segreti e e i potenti che speravano di servirsene prima, costretti a contenerlo poi, con ogni mezzo.
In un viaggio di crescita emotiva e brutale stordimento in una realtà sociale che soffoca qualsiasi cenno di dissenso, e fagocita chi forza l'omologazione, Giovanni finirà per essere un rivoluzionario a suo modo: "essere sempre originali e coraggiosi, senza pretendere di cambiare la realtà che ci circonda con una scelta ideologica, ma facendolo in concreto, con la qualità del proprio lavoro e la novità delle proprie idee".
Perché in fondo, Giovanni come tanti sperimenta che "le vere rivoluzioni sono spontanee e inevitabili, in poche parole, inconsapevoli e accidentali".

Una spietata allegoria dei tempi moderni, un'ironia graffiante che a tratti svia il lettore preso a capire il delirante viaggio di Giovanni e del suo mentore/angelo custode Granchio, chiare accuse al sistema, velate prese in giro a famosi personaggi pubblici e l'auspicio che una nuova coscienza si faccia strada nel cuore della gente, che ognuno sia un rivoluzionario a suo modo. 

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