giovedì 1 aprile 2010

"Il profeta" di Jacques Audiard

Malik, 19 anni, arabo di origine, randagio di sentimenti e rapporti umani, entra in carcere, condannato ad una pena di 6 anni. Perso nell'angoscia dei primi giorni capisce che le piccole difese della sua età, pur provata dalla strada e da mille piccoli soprusi, non bastano ad assicurargli la sopravvivenza in carcere. E' costretto a piegarsi al volere del gruppo dominante, quello dei corsi, che lo spinge a diventare un assassino. E' la prima dura lezione del carcere, ma non la sola. Perchè Malik che nell'angustio spazio di reclusione si lascerà accompagnare dall'interloquire con il fantasma della sua vittima, coglierà tutte le opportunità per farcela: il lavoro, l'amicizia con chi gli ispira l'unico sentimento di famiglia, la scuola ovvero l'acquisizione di un metodo di studio e osservazione che faranno di lui una persona in grado di comprendere la lingua e l'agire dei compagni di reclusione, gli stessi che arriverà a conoscere al punto di tradire e/o sfruttare. Malik, detto il profeta proprio perchè capace di parlare ai corsi, agli arabi, agli avvocati e ai trafficanti di droga nonché spietati assassini nelle uscite per buona condotta, pur di assicurarsi una vita criminale di successo arriverà a relegare sempre più nel profondo l'ultimo briciolo di umanità e affetto, che ormai libero riserverà alla compagna e al figlio dell'amico morto. Un film spietato e duro che sembra supportare i luoghi comuni sulla vita in carcere e che inquieta per la spregiudicatezza di alcune scene, potenzialmente e drammaticamente realistiche. Lo sono i rumori, i colori, le facce di chi sta in carcere, di chi legge negli occhi dell'altro ora la violenza, ora la rabbia, ora l'estraneamento tipici dei luoghi di reclusione. Una regia potente, attori talentuosi, su tutti il protagonista Tahar Rahim, una narrazione serrata e l'inquietante banalità del male che finisce per cancellare qualsiasi stucchevole lieto fine di probabile riscatto. Un film spiazzante, per certi versi nel suo genere un film quasi perfetto.

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